Licenze d'uccidere vendonsi

Scovata sintassi non conforme, allertato il Ministro della Salute, pronto vaccino prestissimo contro sbilencheria linguistica
I dati estratti dal gomitolo spinato di Tullio De Mauro sulla comprensione dell'italiano da parte degli italiani sono sempre annichilenti, e gli investigatori linguistici partono dal presupposto che si deve essere tutti allineati a comunicare come dicono loro: a li morté!
In primis, meglio non capire i testi che producono gli Italiani Alti per gli italiani bassi. (In culo alla balena!)
In secundis: ma è proprio vero che non capiscono? Secondo me, capiscono, altrimenti non sarebbero così stronzi quando vanno a votare e così rintronati in fatto di bellezze e spaventosità.

Ora, questi dati sono, purtroppo, a favore degli addetti di cui dopo e dei giornali cartacei e quindi, in proiezione del futuro, di quelli webbici.
La tv serve per distruggere il cervello di, diciamo, quel 71% che non riesce a capire un testo di media difficoltà (per esempio guardando il programma di cui ieri, oppure (Im)ballando (col)le stelle ecc)... questo dato è emesso dalla ricerca trovarobe linguali di De Mauro: io pedissequo.
Resta una fetta consistente da ammazzare, oltre che colla tv, coi testi scritti. Allora è abbastanza scontato che, dato il tasso di alfabetizzazione in ascesa (ajjààà), sempre più giovani sani e belli finiranno a chiedere droga ai siti delle maggiori testate italofone invece di continuare a prenderla da quello di fiducia... come dice il fatto? chi lascia il pusher vecchio per quello nuovo...

Insomma, queste ricerche mettono il pepe in culo all'istruzione, per farla diventare sempre più sotto vetro, e rendono un buon servizio agli addetti alla copertura mascalzona linguistica dell'intero territorio e a chi di conseguenza gli instilla le cose nel cervello: scrittori e intellettuali...
Questo lo penso io, così, all'aria aperta.
Mi verrebbe pure d'arrabbiarmi, visto che l'anno scorso passeggiava in tv quella pubblicità su come la tv ha insegnato a parlare agli italiani... ma qui non devo arrabbiarmi, perché sennò scateno un processo di rabbia che serve sempre a qualcuno che non sono io.
Manco voi, a occhio e croce.


Commenti

  1. La lingua si evolve sempre e lo fa adeguandosi al parlato. All'italiano che parliamo oggi siamo arrivati attraverso un'evoluzione costante dal volgare. Questo immagino tu lo sappia meglio di me. E lo sanno i linguisti.
    Ciò che oggi forse diventa un po' più preoccupante, allarmante e devastante è la velocità con cui i nuovi media (internet, telefonini, I-Phone, I-Pad e simili) stravolgono le regole dell'italiano scritto. E ciò avviene non tanto per il consueto adeguarsi alla lingua parlata, ma per un adeguarsi ad una tecnologia omologata carente di tutti i caratteri che servirebbero a riprodurre la lingua scritta in maniera corretta e per la velocità implicita e richiesta alla comunicazione che il mezzo mette a disposizione e richiede. Aveva ragione, come sempre McLuhan, il mezzo è il messaggio.

    Il bello ed il brutto di internet, ad asempio, è che tutti possono finalmente scrivere. Anche chi ha poco da dire. In questo è un mezzo assolutamente democratico.
    Assistiamo però a questa enorme diffusione di errori sintattici, grammaticali, ortografici, che poi finisce per diventare "norma". L'errore si "normalizza".
    Come sta accadendo per il "pò" scritto con l'accento, anziché con l'apostrofo "po'", come dovrebbe essere.
    I Linguisti però lo sanno bene che la lingua non è e non può essere un sistema granitico, chiuso, messo sotto vetro. Altrimenti noi allora dovremmo parlare ancora in volgare. E scrivere in latino.
    Ripeto, quello che sconvolge oggi (e sconvolge anche me) è forse questa eccessiva velocità con cui vengono distrutti alcuni punti fermi e le certezze linguistiche.
    E soprattutto, da parte mia, c'è come l'impressione che una certa maniera di scrivere sia più un tentativo di dimostrare la propria presenza, il proprio esserci, che non il tentativo di comunicare un vero pensiero compiuto.
    Una volta tanto sono d'accordo con Moretti: "chi scrive e parla male, pensa pure male", essendoci una correlazione strettissima tra linguaggio e pensiero.
    Insomma, mettere sotto vetro la lingua, organismo in perenne evoluzione, no. Ma nemmeno lasciare che sia chi si nutre di sola tv ed ha poco da comunicare realmente ad imporre nuove norme.
    La lingua dovrebbe riflettere la realtà. Ma vorrei che dietro ci fosse una capacità di comprensione ed elaborazione di questa realtà. Cosa che manca, perlopiù.

    Tu pure stravolgi la lingua, inventi nuovi termini, giochi a coniare nuove parole, ma in te si evidenzia un vero e proprio procedimento impressionista. C'è del senso e della logica. Mi ricordi Gadda.
    Diverso invece è il ragazzetto che scrive "se io l'avrei saputo allora ci sarei andato un pò". Quest'ultima è una frase soltanto sbagliata. Non mi mostra una prospettiva inedita sulla realtà. Non c'è un intento neorealista di riportare un dato. C'è solo ignoranza.
    In conclusione: la lingua scritta muta come quella parlata. Dovrebbe farlo più lentamente, ma oggi, con i nuovi mezzi appunto, tutto accade in maniera più veloce. E soprattutto accade per un uso diffuso delle nuove tecnologie.
    I linguisti si preoccupano perché stanno saltando tanti punti fermi. Forse, più che arginare, dovrebbero osservare. Cercare di comprenderne le cause. Rivedere il concetto di lingua che oggi dipende, appunti da molti più fattori rispetto al passato. E fattori nuovi.

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  2. Lusingato di rimembrarti Gadda... grazie.
    fa parte della mia triade italiana assieme a Sciascia e Landolfi.

    Proprio Sciascia, in un bel dialogo contenuto in "Una storia semplice" dice che l'Italiano non è L'ITALIANO, è il ragionare. (ho postato la sequenza in questione qualche settimana fa).
    Credo che questo ragionamento appunto ben si lega al tuo.
    Sciascia, per esempio, è stato un mago delle quarte di copertina, che sono diventate un genere letterario: poche parole per dire un mondo.
    anche il web può esprimersi in maniera "alta", bisogna capirne il linguaggio, le potenzialità del mezzo.
    non capisco cosa volesse dirci sanguineti quando faceva poesie in sms, voleva spaesarci? non è un gioco vecchiotto? solo il contrario deve interessarci, cioè che l'sms possa produrre poesia. insomma, si sarà capito...

    ciao

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  3. Un mio (m)immo desto contributo alla discussione

    http://accademia-inaffidabili.blogspot.com/2011/12/altro-che-cervelli-in-fuga.html

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