Mario Lo Tasso in Pasqua o del riposo degli ingiusti



Come spesso accade quando parliamo di poeti sacri, le feste comandate diventano motivo letterario tra i più raffinati e sentiti. Mario Lo Tasso, discendente nobile di questa insalubre razza, non poteva perciò esser da meno.
Propongo in questa serata di festa una sua poesia della maturità, di tema pasquale ma di incerta datazione (si tratta di un componimento risalente alla Pasqua del '70, forse del '73) che trascrivo pari pari dal ms 476 conservato nella fredda soffitta di casa sua, Campobasso periferia - ringrazio Matteo per la solita gentilissima collaborazione.
Buona Pasqua a tutti e buona lettura.
Comincia la poesia...



Pasqua o del riposo degli ingiusti


Pasqua a Sorrento, 
tant'anni fa,
ricordi?
guardavamo a uno a uno i mattoni che componevano
il muro biondo della nostra pazzia
io pensando alla poesia del Tasso,
le sue membra fredde; 
tu facendo come sempre una calza
di pensieri,
un ponte lunare
tra i miei incubi
e i tuoi sogni.
Avevo così anch'io
la mia Sant'Anna.
Ma tu?

Oggi so che sei lontana
gli amici di ieri mi dicono che sei scappata 
di nuovo
a Sorrento,
stavolta come un movimento a uscire
dalla mia vita:
tornerai?

Mi hai lasciato, tu lontana da te,
a fare il capo della nostra casa
mentre a ora a ora sento da quassù 
che cade la tua anima dolce
in gocce di zucchero
filato
e fiocca la sconfitta tra di noi
come il rumore di una macchinetta da bar
che tira via i nostri ultimi
gettoni (di vita come di 
realtà).

Io sono qui, al posto tuo,
fuori di me e fuori dal mio respiro,
e tu sei là, a Sorrento, furiosa e tornata al tuo faticosissimo ovile paterno,
scappata come una donnetta che scappa
dalla barbarie di un marito
menefreghista
e
solo.


Così, senza meno, non c'è pace
nemmeno in questa nostra Pasqua 
così bianca
e di sole sparso
per il cosmo

ciò che contesto 
ero io che dovevo scappare
farmi falda di vento
non tu, 
governatrice del nostro più arduo
quotidiano.

Hai capovolto la mia vita.
Hai capovolto la tua casa.
I miei pantaloni sono blu.

Rimane un petalo tra di noi
ma io lo soffierò via
come un gigante.
Tra poco sarà buio, sarà finita,
saranno finiti i parenti, le partite
alle carte;
non avrò nulla dalla mia parte - 
mi faccio un nodo
sulla pelle che sembra
un tatuaggio. 


Domani sarà Pasquetta:
verrò a cercarti laggiù
nel tuo
ovulo.
Torni o vengo a prenderti?
Intanto dormirò disgiunto
giunto alla mia età
il sonno di una lunga pace.

Ma tu, dimmi, dormirai?

Oh, cara,
come invidio
il tuo 
riposo degli ingiusti! 

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